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Il CCNL Studi Professionali tra regole, innovazione e dignità del lavoro

Il CCNL Studi Professionali tra regole, innovazione e dignità del lavoro

Al convegno ANCL di Torino, confronto tra parti sociali e consulenti del lavoro sulle sfide del contratto collettivo. Matteo Rossi (Fisascat CISL): “Applicare bene un CCNL non è una formalità: è un impegno di sistema che rispetta la dignità del lavoro e tutela la competitività leale”.


Torino 8 ottobre 2025 - Sala gremita all’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Torino per il convegno promosso da ANCL Piemonte sul tema “Il Contratto Collettivo Nazionale degli Studi Professionali”.
Un appuntamento di grande rilevanza per il mondo del lavoro autonomo e delle professioni, che ha visto la partecipazione dei vertici dell’Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro, rappresentanti sindacali e professionisti del settore.

Dopo i saluti istituzionali di Enrico Vannicola (Presidente nazionale ANCL), Fabrizio Bontempo (Presidente dell’Ordine CdL Torino) e Massimo Laiolo (Presidente provinciale ANCL Torino), i lavori sono stati moderati da Gianluca Bongiovanni, Presidente regionale ANCL Piemonte.
Tra gli interventi anche quello di Matteo Rossi, Dirigente Fisascat CISL Torino-Canavese, che ha posto al centro del suo contributo tre temi chiave: la corretta applicazione del contratto, la revisione della classificazione del personale e l’impatto dell’intelligenza artificiale negli studi professionali.

“Il contratto collettivo nazionale di lavoro non è solo un documento giuridico — ha sottolineato Rossi — ma il cuore pulsante delle relazioni industriali. E oggi, più che mai, questo cuore è chiamato a battere al ritmo di trasformazioni economiche, tecnologiche e sociali senza precedenti”.

Nel suo intervento, Rossi ha evidenziato la necessità di vigilare sulla coerenza tra mansioni, inquadramenti e tutele, ricordando come la diffusione di contratti “pirata” e le applicazioni improprie del CCNL rappresentino una minaccia per la dignità del lavoro e la concorrenza leale tra imprese.
Un caso emblematico — ha ricordato — riguarda una multinazionale che applica il CCNL Studi Professionali pur operando in ambito industriale, esponendo così i lavoratori a rischi che il contratto non copre adeguatamente.

“Difendere la corretta applicazione dei contratti significa difendere la dignità del lavoro. Un contratto non può diventare un ombrello improprio per situazioni che esulano dalla sua natura: serve responsabilità, coerenza e presidio da parte delle parti sociali”.

Altro tema cruciale è quello della classificazione del personale, che Rossi ha definito “il cuore operativo del contratto”.
Le declaratorie, ha spiegato, devono essere aggiornate per includere le nuove figure professionali nate con la digitalizzazione e le organizzazioni del lavoro flessibili.

“Serve un modello di classificazione moderno, basato sulle competenze effettive e non solo sulle mansioni formali. La contrattazione di secondo livello può essere il luogo in cui il contratto prende vita e si adatta ai contesti reali”.

Nella terza parte del suo intervento, Rossi ha affrontato il tema più innovativo e complesso: l’intelligenza artificiale negli studi professionali.
Un fenomeno in rapida espansione che porta con sé opportunità e rischi.

“L’IA può migliorare l’efficienza e la qualità del lavoro, ma se introdotta senza regole può generare esclusione, dequalificazione e precarietà. La sfida è governarla, non subirla”.

Da qui la proposta di inserire nel CCNL nuove regole e profili professionali legati alla transizione digitale — dall’AI Ethics Manager al Data Governance Officer — e di rendere obbligatoria la formazione su competenze digitali, etica e sicurezza dei dati.

“L’innovazione va favorita, ma governata. Solo un contratto partecipato e condiviso può garantire equità e crescita anche nell’era dell’intelligenza artificiale”.

In chiusura, Rossi ha lanciato un messaggio di responsabilità collettiva:

“Il nostro compito, come professionisti e parti sociali, è duplice: custodire i principi che garantiscono equità e dignità, e allo stesso tempo governare il cambiamento. Solo così potremo costruire un lavoro più giusto, più qualificato e più umano”.

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