Alten: un passo avanti sui diritti, ma la partita resta aperta
Buoni pasto più alti e formazione finanziata: un risultato della contrattazione, non una concessione
Torino, 04 Dicembre 2025 - Negli ultimi giorni è stato firmato un doppio accordo che riguarda da vicino le lavoratrici e i lavoratori di Alten Italia: l’aumento del buono pasto a 8 euro e l’avvio di un ampio piano di formazione finanziata con Fondimpresa. Due risultati che arrivano grazie alla contrattazione e alla presenza costante delle RSA, non certo per generosità aziendale.
Si tratta di strumenti che incidono sulla vita quotidiana delle persone, soprattutto in un settore dove la pressione dei clienti, la variabilità dei progetti e i periodi di intercommessa rendono il lavoro spesso instabile e poco tutelato.
L’aumento del buono pasto — che diventerà effettivo dal 1° aprile 2026 — rappresenta un adeguamento atteso da tempo. In un contesto in cui il costo della vita continua a crescere, lasciarlo fermo sarebbe stato insostenibile. È un risultato che arriva perché il sindacato ha spinto con decisione, ricordando che il buono pasto non è un “extra”, ma una componente importante del reddito. E anche il passaggio al formato digitale, accompagnato dalle tutele previste, è stato discusso a lungo per evitare ricadute sui lavoratori.
Parallelamente, l’accordo sul piano formativo segna un passaggio strategico. La formazione non è un ornamento: è un diritto e, soprattutto, un presidio essenziale per chi si trova in intercommessa, cioè quei lavoratori che rimangono temporaneamente senza cliente ma restano a carico dell’azienda. Proprio per loro, che vivono la maggiore incertezza professionale, avere percorsi mirati e finanziati è fondamentale. La scelta di garantire la formazione in orario di lavoro, inoltre, evita che l’aggiornamento diventi un peso sulle spalle dei dipendenti e ribadisce che investire sulle competenze deve essere un impegno dell’azienda, non un obbligo personale.
A vigilare su tutto questo ci sarà la Commissione paritetica, pensata come strumento vivo, non burocratico. Sarà lì che si valuterà se i corsi funzionano, se rispondono davvero ai bisogni dei lavoratori, se vengono utilizzati per prevenire situazioni di rischio occupazionale e se riescono a dare soluzioni concrete ai periodi di intercommessa. Sarà un luogo di controllo, ma anche di proposta: un presidio sindacale in un terreno cruciale come quello delle competenze.
All’indomani della firma, è arrivato anche il commento di Matteo Rossi, operatore Fisascat CISL Torino, che ha seguito la trattativa da vicino:
“Siamo soddisfatti del risultato raggiunto, perché dimostra che quando il sindacato c’è, la differenza si vede. L’aumento del buono pasto e il piano di formazione finanziata sono segnali positivi, ma la partita resta aperta. Continueremo a lavorare con fermezza per tutelare le colleghe e i colleghi, soprattutto nelle fasi più delicate come l’intercommessa. La Commissione sulla formazione sarà decisiva per trasformare questo accordo in un’opportunità reale, capace di dare stabilità, competenze e prospettive a chi oggi vive l’incertezza dell’attesa tra un progetto e l’altro.”
Parole che riassumono bene il senso dell’accordo: un passo concreto, utile e necessario, ma non sufficiente a risolvere le criticità strutturali del settore. La contrattazione funziona, e questi risultati lo dimostrano. Ma per garantire lavoro stabile, dignitoso e tutelato servirà continuità, partecipazione e una presenza sindacale costante.
